Volevo un marito nero

"Volevo un marito nero" di Valentina Gerini è un romanzo fresco e leggero da gustare in una notte di piena estate. In una di quelle notti in cui fa così caldo che non si riesce a dormire e ci si ritrova sul terrazzo di casa con una birra gelata in mano e - almeno nel mio caso, fino a non molto tempo fa - la tangenziale Est di Milano sotto gli occhi.
Quello è il momento ideale per leggere questo delizioso romanzo che darà un senso al tormento, condendolo di magia.
La magia delle notti africane, calde, e profumate, e gioiose.
Che non si ha nulla laggiù, eppure si ha tutto.
Perché nulla può competere con la bellezza sconfinata di quella Terra Madre. Che chi non ha mai avuto la benedizione di visitare farebbe bene a seguire il mio consiglio e leggere questo libro. E farsi venire un bel mal d'Africa.
E poi, sospesi tra sogno e realtà, lasciarsi cullare tra i Caraibi e le isole greche, per tornare nella nostra bella terra che non ha molto da invidiare a quei paradisi lontani.
Finché quasi senz'accorgesene, ci si troverà al cospetto dell'Amore che quando arriva travolge, e non sbaglia mai.

Ho trovato quest'autrice davvero piacevole, con il suo modo di raccontare delicato e frizzante, che come una lieve brezza marina scompiglia i capelli e conforta il cuore, lasciando nell'aria quel profumo di mare... a testimonianza del fatto che non si è trattato di un sogno, ma di pura realtà.

Ho letto questo libro un po' per curiosità e ne sono stata piacevolmente colpita.
Un romanzo che trae origine dai viaggi che l'autrice ha intrapreso in varie parti del mondo: l'Africa, i Caraibi, la Grecia. Splendidi scenari che fanno da sottofondo al racconto. Come una melodia.
Una storia che si snoda con semplicità, senza grandi pretese nè inutili astuzie letterarie, e proprio per questo, profondamente intensa. Vera. Potrebbe essere la storia di chiunque. Il lettore viene rapito da descrizioni dettagliatissime di luoghi lontanissimi e meravigliosi, talmente realistici da far avere l'impressione di conoscerli. Di averli vissuti, di averne annusato l'anima.
La Natura, che è la vera protagonista delle prima parte del racconto, appare al lettore in tutta la sua maestosità. La descrizione della Tanzania e dei Masai è splendida.
Il mare, elemento purificatore, alleggerisce l'anima e illumina il percorso.
L'Amore, che entra prepotentemente nella seconda parte del libro, dona all'insieme un'aurea di serenità conquistata. Dopo tanto errare, tra luoghi e persone, il vero Amore si presenta circondato da segnali inequivocabili. L'allegria. Tra musica e balli, tra valori primordiali e sentimenti semplici. L'Amore porta Amore. E la Vita si ricongiunge alla Natura in un Destino che forse è già scritto.

Federica è giovane, ma dalla vita sa già cosa vuole: viaggiare prima di tutto e poi conoscere l’amore, meglio ancora se di un paese lontano e con la pelle scura. Della sua grande passione, riesce a ricavarne un’attività che la soddisfa appieno.
“Volevo un marito nero” non è altro che un diario di bordo di questi suoi viaggi fatti per lavoro ma vissuti con costante eccitazione e insaziabile curiosità.
Zanzibar, con il suo sole brillante, la natura selvaggia e incontaminata, la sua gente semplice e cordiale, le appare subito come un paradiso terrestre, in cui addirittura pensa di mettere radici. Quando conosce un ragazzo del posto che la lusinga con la sua corte tenera e discreta, crede di avere trovato l’amore della sua vita e si insinua, in lei, la convinzione che questa terra diventerà anche la sua.
Dopo qualche mese, il contratto di lavoro termina e Federica deve rientrare in patria. Sarà solo per un breve periodo, pensa. Il mal d’Africa si è impadronito di lei e presto dovrà farvi ritorno.
Tuttavia, più il tempo passa, più si affievolisce questo suo desiderio e finisce col rientrare nei propri canoni primitivi di vita. Ma non durerà molto. Presto si aprirà un’altra stagione lavorativa e Federica ha già la sua valigia pronta per un nuovo itinerario che assaporerà fin nei suoi minimi dettagli.
La Repubblica Dominicana le regala temperature meravigliose, acque limpide, maggiore calma e tolleranza nel carattere e, non per ultimo, il coronamento di un suo grandissimo sogno. E’ a Santo Domingo che il destino le farà incontrare il vero amore, l’uomo dalla pelle scura e dall’animo candido che aspettava da sempre!
Questo libro non svela alcun mistero della vita, non porge risposte ad alcun dubbio esistenziale, ma è scritto con una leggerezza, una freschezza e un entusiasmo tale da trasmettere buon umore e positività. Consigliato a chi ama leggere per rilassarsi, per allentare i ritmi frenetici dei nostri tempi, traendone vigore e positività.

Il titolo provocatorio non inganna affatto. In tutto lo scorrevole romanzo non si parla d’altro che di questo amore cercato, voluto e ottenuto. Un amore normale, tutto sommato, come dovrebbe essere normale l’unione di etnie diverse. Come in una favola Valentina, la protagonista, ci introduce nel suo mondo fatto di viaggi e agenzie turistiche, senza nascondere mai l’attrazione irresistibile per la pelle scura. Quando incontra Dany sembra che la favola si realizzi, ma non mancano le difficoltà e l’autrice è abile a sorvolarle come il volo di un gabbiano, facendo perno invece sulle sensazioni semplici e sincere che la coppia prova l’uno per l’altro. Come in ogni favola che si rispetti il finale non è a sorpresa, ma strappa un sorriso. Leggero e piacevole come un bicchiere d’acqua fresca, consigliato per chi non vuole impegnarsi in letture complicate.

VOLEVO UN MARITO NERO – Valentina Gerini

Ho letto questo libro tutto d’un fiato, lasciandomi condurre in paesi lontani, cominciando dall’Africa, per poi approdare ai lontani Caraibi e proseguire il viaggio in Europa, passando attraverso la Grecia fino a trovare finalmente pace sulle colline toscane.

L’autrice attraverso questo romanzo, che assomiglia quasi a un diario di viaggio, in realtà ci fa capire che la sua anima è aperta al dialogo con le culture più disparate, ama scoprire e confrontarsi col “diverso” . Credo sia questa la realtà che emerge da queste pagine e sicuramente è la cosa che ho apprezzato di più. Nella sua semplicità invita alla riflessione su queste tematiche così importanti.

Sia pure attraverso un linguaggio semplice e fluente, ho avuto modo di immaginare splendidi paesaggi, con ampi orizzonti che si fondono tra il cielo e il mare di Zanzibar, anch’io ho ballato a piedi nudi sulla sabbia corallina, danzando attorno al fuoco accesso, in compagnia di giovani Masai, con i quali la protagonista ha instaurato un particolare rapporto di amicizia: mi è piaciuto tantissimo il loro gestuale modo di comunicare, pur parlando lingue tanto diverse, ma con una certa intraprendenza Federica è riuscita a fondere due culture così lontane e differenti, trovare un punto di equilibrio e di confronto. Bellissimo il racconto del safari tra gli animali della savana, incredibile pensare di farsi una doccia mentre una giraffa ti sta spiando!
In seguito ho ascoltato il ritmo del Caribe e goduto dei suoi infuocati tramonti, ho visto palme e mangrovie accarezzare acque cristalline lambite da spiagge bianchissime, ho immaginato di nuotare nelle piscine naturali in dolce compagnia e fra le stelle marine, ho incontrato le balene, ma ho anche vissuto la paura e la tensione a causa della corruzione, imperante oltreoceano come in altre parti del mondo.

Già il titolo ci lascia intendere che Federica, la protagonista, incontra l’amore della sua vita grazie a questi fantastici viaggi, ma non voglio svelarvi troppo, se volete saperne di più non vi resta che leggervi il libro, ne vale davvero la pena, soprattutto se avete voglia di sognare e immergervi in atmosfere esotiche.

Il libro è completamente autobiografico e racconta le vita di Valentina nel suo viaggiare per lavoro in diverse regioni del Mondo alla ricerca della felicità (e di un marito). La storia scorre bene, non è mai noiosa e in diversi punti vengono narrati episodi simpatici; sono curate anche le varie descrizioni dei luoghi, le usanze e le abitudini dei popoli con i quali la protagonista entra in contatto; finale con una piccola sorpresa. Valentina si auto descrive bene, mettendo in risalto dubbi, aspettative ed emozioni. Non ho trovato particolari errori o refusi. Nel complesso un libro più che discreto.

Ho letto questo libro tutto d’un fiato, lasciandomi condurre in paesi lontani, cominciando dall’Africa, per poi approdare ai lontani Caraibi e proseguire il viaggio in Europa, passando attraverso la Grecia fino a trovare finalmente pace sulle colline toscane.

L’autrice attraverso questo romanzo, che assomiglia quasi a un diario di viaggio, in realtà ci fa capire che la sua anima è aperta al dialogo con le culture più disparate, ama scoprire e confrontarsi col “diverso” . Credo sia questa la realtà che emerge da queste pagine e sicuramente è la cosa che ho apprezzato di più. Nella sua semplicità invita alla riflessione su queste tematiche così importanti.

Sia pure attraverso un linguaggio semplice e fluente, ho avuto modo di immaginare splendidi paesaggi, con ampi orizzonti che si fondono tra il cielo e il mare di Zanzibar, anch’io ho ballato a piedi nudi sulla sabbia corallina, danzando attorno al fuoco accesso, in compagnia di giovani Masai, con i quali la protagonista ha instaurato un particolare rapporto di amicizia: mi è piaciuto tantissimo il loro gestuale modo di comunicare, pur parlando lingue tanto diverse, ma con una certa intraprendenza Federica è riuscita a fondere due culture così lontane e differenti, trovare un punto di equilibrio e di confronto. Bellissimo il racconto del safari tra gli animali della savana, incredibile pensare di farsi una doccia mentre una giraffa ti sta spiando!
In seguito ho ascoltato il ritmo del Caribe e goduto dei suoi infuocati tramonti, ho visto palme e mangrovie accarezzare acque cristalline lambite da spiagge bianchissime, ho immaginato di nuotare nelle piscine naturali in dolce compagnia e fra le stelle marine, ho incontrato le balene, ma ho anche vissuto la paura e la tensione a causa della corruzione, imperante oltreoceano come in altre parti del mondo.

Già il titolo ci lascia intendere che Federica, la protagonista, incontra l’amore della sua vita grazie a questi fantastici viaggi, ma non voglio svelarvi troppo, se volete saperne di più non vi resta che leggervi il libro, ne vale davvero la pena, soprattutto se avete voglia di sognare e immergervi in atmosfere esotiche.

Per molti di noi il lavoro è un obbligo, una seccatura o nella migliore delle ipotesi il sistema meno rischioso per procurarsi di che vivere.
Per Francesca no. Per lei, che fin da bambina sogna di viaggiare alla scoperta di luoghi lontani, assaporarne la bellezza, la cultura e anche la diversità, fare l’operatrice turistica rappresenta la realizzazione di un’aspirazione di vita.
È così che, pur sottoposta alle responsabilità che il suo incarico comporta, ella non esita a cimentarsi in lunghe e impegnative stagioni turistiche in località esotiche e remote, senza lasciarsi scoraggiare dalla fatica, dai disagi e dai malumori dei turisti affidati alle sue cure.
Ma tutto ciò non le impedisce di assaporare tali esperienze con un entusiasmo e un sincero, quasi ingenuo trasporto che, pagina dopo pagina, finiscono per contagiare anche il lettore più scafato.
Quelle che ho letto, pur fra alti e bassi che sono inevitabili nella vita di ognuno di noi, sono pagine dedicate alla gioia, alla gioia di vivere nonostante i contrattempi, le difficoltà, le ingiustizie.
Infine l’amore, quello mai veramente desiderato ma in fondo atteso da sempre, quello che in un istante traccia una netta demarcazione fra quella che era l’esistenza prima e quella che verrà a partire da quel momento in poi.
Un amore che dà la forza di lasciare tutto per ricominciare insieme da un’altra parte, anche fra mille difficoltà. L’amore che però viene premiato dalla fortuna di riuscire a trovare un proprio equilibrio. L’amore che porta a una nuova vita.